Gli euro necessari per acquistare un orologio meccanico
Alla fine è solo una questione di soldi.
Ogni mercato è condizionato dal denaro, e per acquisire questa realtà non occorre essere dei geni.
Resta il fatto che per un appassionato di orologi il problema sta divenendo sempre più gravoso.
Non ci soffermeremo sulla legittimità dei prezzi, anche perché non possiamo far nulla per modificare la situazione. Possiamo quindi solo metterci nelle condizioni di cronisti che registrano una situazione.
Il mercato orologiero, già complicato in passato con la suddivisione tra monterie e manufactures, si è ulteriormente ingarbugliato con l’acquisizione di molti marchi nelle mani di pochi gruppi. E ancora di più con l’ingresso negli stessi gruppi di fabbriche di movimenti meccanici.
La potenza dei grandi gruppi ha inoltre condizionato le normative europee, che hanno proibito i monopoli, ma contemporaneamente consentono la “distribuzione selettiva”.
Questo sistema autorizza i marchi e le maison a stilare dei veri e propri contratti di esclusiva, e di scegliere a chi vendere articoli e ricambi.
In un panorama simile non ci si deve quindi stupire se i prezzi lievitano. E giungono a livelli tali per cui i fatidici €. 1.000, che per guadagnare i quali occorrono molte ore di fatica ai comuni mortali, sono appena sufficienti per acquistare un orologio dalla suggestione appena sufficiente.
Cataloghi alla mano possiamo constatare che un orologio dal nome importante, come Baume et Mercier ad esempio, nello specifico di un Riviera 10619 con cinturino in pelle, che monta un onesto Sellita SW200 (i cui diritti di ETA sono scaduti da anni), costa la bellezza di €. 2.550,00. E se lo volessimo col bracciale in acciaio dovremmo aggiungere altri 100 euro.
Da quando il gruppo Swatch ha deciso di “selezionare” i suoi clienti, anche i movimenti ETA sono soggetti a implicazioni di mercato.
Destinati a determinati marchi del gruppo, fungono da scalino intermedio tra monteria e manifattura, in quanto utilizzati prevalentemente “in-house”. A nulla serve capire che qualitativamente sono sempre i medesimi ETA: ottimi ma sempre loro.
Se poi si valica lo spartiacque che dà accesso ai movimenti di manifattura, possiamo notare un balzo del prezzo da salto mortale.
Montblanc ha acquisito l’ottima fabbrica Minerva, ed equipaggia alcune sue creazioni con questi calibri. Come ad esempio lo Star Legacy Nicolas Reussec Chronograph Limited Edition 200 esemplari ref. 128674, animato dal calibro MB R200, a listino a €. 8.200.
E veniamo a Rolex, di cui è impossibile non parlare.
Qui la situazione è largamente influenzata dalla reperibilità scarsa, più o meno voluta?
Sembra infatti che i pezzi più ricercati, e introvabili a prezzo di listino, riappaiano magicamente sul mercato se l’acquirente è disposto a sborsare dal 50 al 70% in più del prezzo ufficiale.
C’è da chiedersi quanto l’aspetto tecnico o quello estetico abbiano creato questa situazione. La suggestione e il piacere sottile di avere al polso un orologio introvabile per la maggioranza delle persone ha forse (o anche senza forse) il suo appeal.
Ciò nonostante in questo blog ci ostineremo a parlare di tecnica, di tecnologia e di soluzioni propriamente “orologiere”. Anche perché la tecnica è solo una delle caratteristiche che fanno di un orologio un oggetto di desiderio.
Un ultimo accenno va tributato a Blancpain, l’unica maison che può affermare: “Non avete mai visto un Blancpain a quarzo. E non lo vedrete mai”.
Si tratta di una nicchia nella nicchia, con un catalogo che prevede un entry-level da circa €. 9.000,00.
Nella foto di copertina Récital 26 Brainstorm (marchio registrato) Chapter Two, ref. R26C2-002. €. 335.000,00