Il significato commerciale dell’operazione Swatch-Omega
L’immissione sul mercato della collezione MoonSwatch è stata accolta con sentimenti contrastanti dal pubblico degli appassionati, ma ha dato un risultato certamente in linea con le aspettative del colosso svizzero Swatch-Group.
Se i “puristi” sono inorriditi nel vedere applicare su un brand solitamente produttore di segnatempo in plastica e al quarzo il marchio prestigioso di una primaria maison orologiera, i collezionisti di Swatch hanno esultato.
E altrettanto felici sono stati coloro che intravvedono nelle emissioni orologiere un mezzo per lucrare qualche centinaio di Euro.
Le code presso i negozi lo hanno testimoniato. E privilegiati sono stati ancora una volta coloro che con costanza sono riusciti a stazionare a lungo in attesa.
Un’operazione dettata dalla combinazione di due tre fattori. Determinati infatti l’appeal di Moonwatch, la diffusione di Swatch e lo spirito collezionistico.
Si è trattato di una sfida. E come tutte le sfide prevede dei rischi, ma anche dei lati positivi.
Se da una parte c’è il pericolo di svilire l’immagine di un’icona del mondo orologiero, quale Moonwatch, dall’altra c’è un ritorno cospicuo in denaro, ma anche in diffusione del nome.
Swatch Group si è inserita nel mondo del lusso con l’acquisizione di brand prestigiosi, ma ha sempre un po’ patito l’aura aristocratica di Richemont.
Il gruppo legato al nome degli Hayek ha sempre tentato di accorciare questo gap che lo divide da Richemont, e questa campagna tende a far leva sul grande pubblico.
La collezione si compone di 11 pezzi che fanno riferimento ai 9 pianeti del sistema solare più Sole e Luna. Il più iconico tra i MoonSwatch è certamente quello che porta il nome di Mercurio, il pianeta più vicino al Sole, che per colore ricalca meglio l’immagine del prestigioso Omega “lunare”. Una scelta che non evidenzia questa somiglianza che avrebbe potuto essere esaltata dall’associazione al nostro satellite.
Detto questo resta da valutare l’aspetto commerciale.
L’esito in questi termini poteva essere facilmente previsto e prevedibile. Tanto (evidentemente) da non lasciare al Swatch Group alcun dubbio sull’opportunità di realizzazione.
La gestione della distribuzione non deve quindi stupire. Ormai siamo abituati alla “cura” con la quale i produttori accompagnino il processo commerciale.
Centellinando il prodotto sul mercato si crea il mito, e non importa se il prezzo di listino sarebbe già elevato in relazione al prodotto, seppure se con cassa in Bio-ceramica e non in plastica.
E di quanto abbiano ragione gli analisti di vendita di Swatch Group, ce lo dicono i prezzi ai quali questo Swatch viene trattato tra privati.
Probabilmente con questa operazione si accelererà un processo che vedrà staccarsi sempre più i target di riferimento tra Richemont e Swatch Group.
C’è dunque da chiedersi se Swatch Group ne ha preso atto e di conseguenza ha voluto sfruttare il momento. Oppure se questa scelta andrà contro all’aggressione di Swatch Group al mercato di elite.
Gli esemplari della collezione sono a listino al prezzo di €. 250,00 cadauno.