Scopriamo insieme come funziona e quale automatico è adatto a noi
Per un appassionato l’orologio automatico costituisce normalmente la scelta più gettonata.
Innanzitutto per ché solitamente si preferisce un movimento meccanico piuttosto che uno a quarzo, ma anche perché si è liberi dalla “schiavitù” del ricordarsi la carica manuale preferibilmente giornaliera.
È vero che una parte di puristi privilegia il carica manuale perché dona il piacere del “contatto diretto” quotidiano col proprio segnatempo, ma è altrettanto lampante che l’automatico non preclude questa possibilità.
Si inserisce inoltre quel minimo di complicazione tecnica, che in realtà non guasta e al contrario solletica.
Come funziona l’automatico
Anche se la maggior parte degli amanti dell’Orologeria conosce la tecnica, vediamo di sintetizzare i principi di funzionamento di un meccanismo automatico.
La molla, racchiusa nel suo bariletto, viene armata attraverso un moto circolare. questo viene fornito nel carica manuale dall’approccio sulla corona di carica.
Nell’automatico è necessario sovrapporre al meccanismo (o in qualche caso comprendere in esso) un sistema costituito in primis da una parte mobile detta “massa oscillante”. Si tratta di un vero e proprio contrappeso sbilanciato, che si muove attorno ad un asse e che con l’oscillazione provocata dal movimento del braccio dell’utente, provvede ad armare alcuni meccanismi, i quali vanno poi a interferire con il bariletto provvedendo a caricare la molla in un’unica direzione.
A questo punto occorre però specificare una questione importante.
Non tutti sanno che gli automatici possono essere uni-direzionali o bi-direzionali non in relazione alla direzione ma alla frequenza di carica.
L’oscillazione della massa oscillante può infatti verificarsi in entrambe le direzioni, ruotando da destra a sinistra, o da sinistra a destra.
Negli automatici unidirezionali esiste una sola possibilità di carica, relativa ad una delle due direzioni, mentre (ovviamente) nei bi-direzionali la carica avviene sempre.
Sorge però il problema nei bi-direzionali, di convertire il senso di carica in una unica direzione. Cosa che nell’unidirezionale si risolve con una semplice frizione.
Si inseriscono allora nel sistema “automatico” degli ingranaggi detti “invertitori”, i quali, possedendo essi stessi delle frizioni e un sistema di bloccaggio, provvedono a far sì che ogni movimento comporti la direzione di carica in un unico senso.
La scelta
Saremmo quindi indotti a pensare che la scelta più opportuna sarebbe quella del bi-direzionale, perché garantisce un maggiore supporto ed una carica più frequente.
Si devono però considerare anche gli aspetti personali dell’utente.
Se chi indossa l’automatico è un tipo sedentario, la scelta del bi-direzionale è la migliore. Il poco movimento viene ottimizzato.
Ma se chi indossa l’orologio equipaggiato di automatico è una persona sportiva o quanto meno abbastanza dinamica, la carica potrebbe risultare eccessiva e i meccanismi sottoposti a stress inutile.
Purtroppo il mercato non si occupa di informare abbastanza il pubblico su questi aspetti. L’interesse delle maison è soprattutto quello di presentare dati convincenti, e sicuramente il bi-direzionale consente di massimizzare la dichiarazione di carica utile espressa in autonomia di marcia.
Dobbiamo però, in quanto appassionati, conoscere queste dinamiche e eventualmente comportarci di conseguenza.